Chi sono.

Sono nato all’età di zero anni. Sessantasette anni dopo che il primo Agnelli diveniva presidente della Juventus e quattordici anni prima che da Itunes fosse scaricato il 100.000.000 brano. Da allora, son passati 21 anni. Quasi 22. Il tutto dipende dal momento in cui state leggendo. Magari ne sono già passati 25, 37 o 72.

Sono andato a scuola. O almeno, al tempo ci provavo. Il voto più alto che ho mai avuto è 3. Quando lo prendevo, partiva la ola dei presenti. A 9 ci arrivavo in tre interrogazioni. A volte arrivavo anche a 12 e 15. Poi ho capito che i voti andavano divisi per il numero d’interrogazioni, e non sommati, ed è iniziata la raccolta delle impreparazioni. Amavo la matematica. Ma anche no. Nonostante ciò, alla fine, mi sono diplomato. In un mondo dove lo fanno persino Bossi Junior e Mario Balotelli, mi sembra il minimo. O magari, non ero poi così male.

Seguo il calcio e amo il tennis. Mai il contrario. O forse una volta. A proposito, l’italtennis è perennemente in salute: sappiatelo. E se non lo sapete, vi basta leggere qualche quotidiano sportivo subito dopo una vittoria di uno dei nostri contro il cinquecentesimo al mondo. Se poi Seppi vince a Eastbourne, è la fine.

Tornando al calcio: non tifo. Il tifo è da stupidi. È una malattia ed è anche un po’ palloso. In Italia si manifesta gettando motorini dal quinto anello o sparando razzi da una curva all’altra. Tutta questa civiltà non fa per me. Mi limito a seguire e commentare sarcasticamente l’Inter e il Manchester United. La nazionale è morta nel 2006. Con lei, probabilmente, tutto il movimento calcistico italiano. Ma la gente continua comunque a prendersi allegramente a sprangate per ogni partita e in tv si fa una settimana di casino, inneggiando alla rivoluzione armata, per un rigore non dato. È un bel Paese, l’Italia.

Dicono di me: comunista (se sfotto Berlusconi), fascista (se sfotto Bersani), estremista (così, a cazzo), fazioso, rompipalle, simpatico, antipatico, sì, no, origami. Insomma, divido. Applausi.

Traggo ispirazione e linfa vitale da Amicone, Feltri, Belpietro, Sallusti, Stracquadanio, Fede, Minzolini, Seppi, Pandev e dalla Santanchè. Ma anche no.

Il resto è storia. Futuro. Destino. O chi se ne frega. Il resto, per il momento, non c’è.

Detto ciò, vi aspetterete anche che vi riveli di cosa ho parlato, parlo e parlerò qui da qualche parte. Beh, spiacente: non lo so esattamente. Probabilmente di tutto, probabilmente di nulla. Politica, calcio, tennis, serie tv, spettacolo. Insomma, di cultura non se ne parla. E quando se ne parla, lo si fa per sbaglio.

Un blog, per essere definito tale, andrebbe aggiornato costantemente. Io, al massimo, proverò a non far ammuffire questo. Cercherò di non annoiarvi, e magari tenterò di farvi incazzare o stimolarvi. Così, forse, avrò raggiunto l’unico scopo che mi prefiggo quando scrivo. Nel frattempo, farò di tutto per essere degno, almeno un po', della vostra attenzione. Stay Tuned.

P.S. L’incipit è da autobiografia, lo so.