
Sono andato a scuola. O almeno, al tempo ci provavo. Il voto più alto che ho mai avuto è 3. Quando lo prendevo, partiva la ola dei presenti. A 9 ci arrivavo in tre interrogazioni. A volte arrivavo anche a 12 e 15. Poi ho capito che i voti andavano divisi per il numero d’interrogazioni, e non sommati, ed è iniziata la raccolta delle impreparazioni. Amavo la matematica. Ma anche no. Nonostante ciò, alla fine, mi sono diplomato. In un mondo dove lo fanno persino Bossi Junior e Mario Balotelli, mi sembra il minimo. O magari, non ero poi così male.
Seguo il calcio e amo il tennis. Mai il contrario. O forse una volta. A proposito, l’italtennis è perennemente in salute: sappiatelo. E se non lo sapete, vi basta leggere qualche quotidiano sportivo subito dopo una vittoria di uno dei nostri contro il cinquecentesimo al mondo. Se poi Seppi vince a Eastbourne, è la fine.
Tornando al calcio: non tifo. Il tifo è da stupidi. È una malattia ed è anche un po’ palloso. In Italia si manifesta gettando motorini dal quinto anello o sparando razzi da una curva all’altra. Tutta questa civiltà non fa per me. Mi limito a seguire e commentare sarcasticamente l’Inter e il Manchester United. La nazionale è morta nel 2006. Con lei, probabilmente, tutto il movimento calcistico italiano. Ma la gente continua comunque a prendersi allegramente a sprangate per ogni partita e in tv si fa una settimana di casino, inneggiando alla rivoluzione armata, per un rigore non dato. È un bel Paese, l’Italia.
Dicono di me: comunista (se sfotto Berlusconi), fascista (se sfotto Bersani), estremista (così, a cazzo), fazioso, rompipalle, simpatico, antipatico, sì, no, origami. Insomma, divido. Applausi.
Traggo ispirazione e linfa vitale da Amicone, Feltri, Belpietro, Sallusti, Stracquadanio, Fede, Minzolini, Seppi, Pandev e dalla Santanchè. Ma anche no.
Il resto è storia. Futuro. Destino. O chi se ne frega. Il resto, per il momento, non c’è.
Detto ciò, vi aspetterete anche che vi riveli di cosa ho parlato, parlo e parlerò qui da qualche parte. Beh, spiacente: non lo so esattamente. Probabilmente di tutto, probabilmente di nulla. Politica, calcio, tennis, serie tv, spettacolo. Insomma, di cultura non se ne parla. E quando se ne parla, lo si fa per sbaglio.
Un blog, per essere definito tale, andrebbe aggiornato costantemente. Io, al massimo, proverò a non far ammuffire questo. Cercherò di non annoiarvi, e magari tenterò di farvi incazzare o stimolarvi. Così, forse, avrò raggiunto l’unico scopo che mi prefiggo quando scrivo. Nel frattempo, farò di tutto per essere degno, almeno un po', della vostra attenzione. Stay Tuned.
P.S. L’incipit è da autobiografia, lo so.