Dio c'è. Suona il violino. |
Dite a chi idea le anteprime, che
rischia di far perdere al Festival il 50% dei telespettatori solo nei primi
cinque minuti. Che palle, mamma mia. Fortuna che poi è arrivato Garrett. Smells like teen spirit, eseguita dal suo violino, fa sempre un
certo effetto. E non dite: “L’originale è
meglio!”, perché sarebbe ovvio. Stiamo
parlando di Kurt Cobain, mica di Biaggiantonacci.
Su Twitter, ho letto commenti
tipo: “Garrett ha stuprato i Nirvana”.
Va bene la critica, ma prima almeno aprite le orecchie. Senza offesa. Puoi dire
che non ti piace, ma non che non sia indubbiamente bravo. Garrett sta al
violino come la nutella sulle fette biscottate. Esegue anche Il volo del calabrone. Poi, Morandi lo
congeda. Alla grandissima: “Ciao David,
gud lac. Ciao. Aufiterssen”. Vamos (così, per rimanere internazionali).
Morandi perde un altro po’ di
tempo a illustrarci le regole della gara, sulle quali sorvolerei con vostra
benedizione. Anzi no: orchestra e
televoto stabiliranno chi andrà in finale. Adesso sapete con chi prendervela.
Ma da come lo spiega Morandi, ti vien
voglia di rimpiangere il modo in cui ha salutato Garrett. Io, infatti, non c’ho
capito un cazzo.
Apre la serata Noemi, accompagnata da Gaetano Curreri
(conosciuto anche come il sosia mal riuscito di Vincenzo Salemme). Noemi si veste peggio del solito e si piazza un mazza
mascherina degli ovali sul lobo destro. La prestazione dei due non ti fa venire
voglia di alzarti in piedi e seguire il ritmo cantando insieme a loro a
squarciagola. Minimamente. Anzi, tutto il contrario. Poi, arrivano Lucio Dalla, Pierdavide Carone e Gianluca
Grignani. Nanì li ascolta e va a buttarsi sotto a un treno.
Gazzè, mentre si domanda "Cosa ci faccio qui?". |
L’inizio è così splendido che
tocca anche a Dolcenera. Come se non
ne avessimo abbastanza. Lei si presenta con Max Gazzè, che probabilmente s’è rifiutato di imparare la canzone. La sua incisività sul pezzo è paragonabile
solo a quella di Robinho sotto porta. Ogni tanto fa l’eco. Ma anche
Robinho, di tanto in tanto, un gol lo fa. “Ci
vediamo a casa”. Con tutto l’affetto di questo mondo, ma no. Povero Max Gazzè, però. Sketch di
Morandi e Papaleo atto a rompere un ritmo così incessante. Salutano Celentano,
fanno finta di guidare, sentono il vento del mare. Passano roba buona, a Sanremo.
È solo il preludio alla Leggenda con L maiuscola. Il momento è di quelli
che racconteremo ai nostri figli, un domani, arricchendolo del particolare “Io c’ero!”, oppure “Non ho nemmeno avuto il coraggio di cambiare canale”. Signore e
signori, è con grande piacere che vi parlo del momento della 62esima edizione
del Festival di Sanremo che entrerà di diritto nei libri di storia: Gigi D’Alessio, Loredana Bertè e Dj
Fargetta. Tremavo già al pensiero dei primi due, il terzo è stato il colpo
di grazia. Morandi li presenta come
meritano: alla cazzo di cane. Gigi è conciato come Dandi in Romanzo Criminale,
ma con la finesse del Libanese:
giubottino di pelle alla Fonzie Gomorra,
Ray-Ban a goccia e coppola old style. Lo affianca Loredana Bertè travestita da Pino Scotto, o forse è il contrario. Momenti
che scaldano il cuore. Si parte. “Re-re-re-respirare”.
Mangime per truzzi in the house. Vai con la base. Canta D’Alessio, in versione
dance è ancora peggio del solito. È il momento della Bertè, che prova a seguire il ritmo
della base. Il risultato è pietoso. Via con il ritornello, in coro. Sguazziamo nella leggenda. L’Ariston diventa
l’Hollywood di Milano. Sanremo come Tamarreide. In sovraimpressione ci
avvertono che possiamo votarli: costa solo un euro. Sì, ma se poi li voto, devo
mettere in conto anche un bel paio di sedute di psicoanalisi. Nel frattempo, il
palco viene invaso da una quarantina di persone. Speri siano saliti per
portarli via a forza dal palco. Invece
no. Tutti a ballare. Sembra il Capodanno dei cinepanettoni di De Laurentiis.
È il momento più basso della carriera di D’Alessio. Uno che di momenti bassi se
ne intende. Fargetta sembra soddisfatto del risultato: peggiorare una
porcheria, è sempre cosa di cui bullarsi con fare tronfio. Finisce lo scempio. Morandi ricorda
il codice, il pubblico è in visibilio e inizia una specie di Haka sul palco da
parte dei ballerini. Arrestateli. Tutti quanti.
Il momento più brutto degli ultimi 150 anni. |
Il compito della Civello, a questo punto, è quanto di
più facile al mondo: risultare dignitosa dopo una roba simile. Ci riuscirebbe
persino Alvaro Vitali. Chiara si fa
accompagnare da Francesca Michielin,
visibilmente emozionata. Esibizione un po’ debole, ma la voce c’è e loro sono
indubbiamente brave.
Il primo ospite importante(?) è Sabrina Ferilli. Entra cantando. Il
microfono si rifiuta di funzionare, e c’ha ragione. L’intervista che segue è di
una noia mortale. Domande ficcanti di Morandi, del tipo: “La cosa più difficile che ti ricordi a Sanremo?”; “Che tempo c’è fuori?” e “Come cucini la porchetta?”. La Ferilli
prova a rispondere in maniera impegnata e filosofica. Farnetica qualcosa sull’Italia e gli
italiani. Ha lo stesso cipiglio di Bersani in parlamento. La portano via
cantando.
Mina WineZilli e Giuliano Palma. |
Uno dei duetti più interessanti è
stato quello di Samuele
Bersani con Paolo Rossi. Sicuramente riuscito e abbastanza azzeccato. Seguono Finardi
e Beppe Servillo. E tu lo chiami
Ugenio (cit). Gran bella esibizione anche questa. Bersani e Finardi sono - minimo - da podio. Arriva anche il momento di Nina Zilli, accompagna da Giuliano Palma e Fabrizio Bosso,
riescono bene anche loro. La Zilli ha una bella voce, ma anche stasera non
rinuncia a stuprare l’immagine di Amy Winehouse.
Brava, ma priva di originalità. Vorremmo
ricordarla come Nina Zilli, non come la nuova Mina che si veste da Amy.
Bene anche Arisa con Mauro Ermanno Giovanardi (quest’ultimo
un po’ meno).
Secondo ospite importante: Alessandro Siani. Finalmente si ride.
No, nemmeno per sbaglio. Esordisce con “Attenzione
quando sali all’anca, Ivanka”. Tristezza a palate. Il monologo è prevedibile,
scontato, moscio e palloso. Ride alla sue battute (brutto segno, per un comico),
per altro trite e ritrite. Il pubblico si entusiasma e lo saluta con una
standing ovation. Ivanka: “Non ho capito
niente”. Son con te.
Emma, con in dosso un preservativo bucato. |
Scende Siani, salgono Emma e Alessandra Amoroso. Loro sì,
fanno ridere. Peccato non sia quello il compito. Evito per decenza di commentare
il look della Marrone e gli acuti strazianti dell’Amoroso. Dio perdonale, non sanno quel che fanno. È il momento giusto per
piazzarci i Matia Bazar con Platinette.
Qui, invece, se li commento mi arrestano.
Lascio stare, ma che esibizione indecente. C’è
Renga, con il coro della Chiesa. L’intro sembra da film horror, mette i
brividi. Sia per bruttezza (rara) che per indecenza (rarissima). Il look del
gargarismico (neologismo appena coniato) cantante (questo invece è un azzardo)
si avvicina a quello di Niko Bellic
in GTA IV. Solo che quest’ultimo
cantava molto meglio.
Momento bimbominkioso. One Direction sul palco dell’Ariston.
Ti vien voglia di cambiar canale. Poi
rimpiangi addirittura gli Acqua, i Five, i Back Street Boys e le
Spice Girls. Da dove son saltati fuori ‘sti qui? One direction. Ce l’ho: a
fanculo. C’mon. Ridatemi i Cartoons.
Nonna Mou. Che brava, però. |
Tornando alle cose serie(?).
Iniza la gara dei giovani. Casillo
entra tremando. Tremo anche io al solo pensiero di sentirlo cantare. Ha l’allegria
di una lampadina fulminata. Seguono i Iohosemprevoglia,
esibizione al di sotto delle aspettative (già molto basse a prescindere). Poi arriva Guazzone, che trasmette la solita voglia
di vivere di un malato terminale in coma, però è bravino. Chiude Erica Mou, la migliore dei quattro, ma
anche lei con l’allegria di un pachiderma impallinato in agonia. È bello andare a Sanremo, partecipare tra i giovani, ed essere già
vecchi dentro.
I momenti da ricordare non si
limitano alla Ferilli, arrivano infatti – insieme al cast di Ballando con le stelle - la Tatangelo, Marco Del Vecchio e Bobo Vieri,
rinominati come il fottuto treppiedi mononeurone. Congiuntivi sterminati a
iosa. Segue un balletto e serata resa ancor più ridicola e sconcertante.
Viene annunciato il vincitore dei giovani: Alessandro Casillo. Il peggiore
di tutti. È tripudio. Premio della critica a Erica Mou. Almeno quello.
Su Twitter, mi lancio nel
pronostico dei due eliminati. Li azzecco entrambi: fuori Matia Bazar e la Civello. Per la seconda, non ne vado fiero.
Sintetizzando la serata: inizio coraggioso e ben riuscito (Garrett
uber alles). Poi, via via, hanno distrutto tutto. Vedere trionfare Casillo, tra
i giovani, è una roba indecente. Specialmente contro Guazzone ed Erica Mou.
Vedere D’Alessio e la Bertè con Dj Frangetta è forse peggio. Fuori la Civello e
non loro: internate chi li ha votati.
A domani, con l’ultimo
appuntamento del nostro diario. Abbiate cuore.
Ricordatevi: loro fuori e D'Alessio in finale. |
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