sabato 18 febbraio 2012

Sanremo 2012 - Day #4: ridatemi i Cartoons!


Dio c'è. Suona il violino.
Dite a chi idea le anteprime, che rischia di far perdere al Festival il 50% dei telespettatori solo nei primi cinque minuti. Che palle, mamma mia. Fortuna che poi è arrivato Garrett. Smells like teen spirit, eseguita dal suo violino, fa sempre un certo effetto. E non dite: “L’originale è meglio!”, perché sarebbe ovvio. Stiamo parlando di Kurt Cobain, mica di Biaggiantonacci.
Su Twitter, ho letto commenti tipo: “Garrett ha stuprato i Nirvana”. Va bene la critica, ma prima almeno aprite le orecchie. Senza offesa. Puoi dire che non ti piace, ma non che non sia indubbiamente bravo. Garrett sta al violino come la nutella sulle fette biscottate. Esegue anche Il volo del calabrone. Poi, Morandi lo congeda. Alla grandissima: “Ciao David, gud lac. Ciao. Aufiterssen”. Vamos (così, per rimanere internazionali).


Morandi perde un altro po’ di tempo a illustrarci le regole della gara, sulle quali sorvolerei con vostra benedizione. Anzi no: orchestra e televoto stabiliranno chi andrà in finale. Adesso sapete con chi prendervela.  Ma da come lo spiega Morandi, ti vien voglia di rimpiangere il modo in cui ha salutato Garrett. Io, infatti, non c’ho capito un cazzo.

Apre la serata Noemi, accompagnata da Gaetano Curreri (conosciuto anche come il sosia mal riuscito di Vincenzo Salemme). Noemi si veste peggio del solito e si piazza un mazza mascherina degli ovali sul lobo destro. La prestazione dei due non ti fa venire voglia di alzarti in piedi e seguire il ritmo cantando insieme a loro a squarciagola. Minimamente. Anzi, tutto il contrario. Poi, arrivano Lucio Dalla, Pierdavide Carone e Gianluca Grignani. Nanì li ascolta e va a buttarsi sotto a un treno.

Gazzè, mentre si domanda
"Cosa ci faccio qui?".
L’inizio è così splendido che tocca anche a Dolcenera. Come se non ne avessimo abbastanza. Lei si presenta con Max Gazzè, che probabilmente s’è rifiutato di imparare la canzone. La sua incisività sul pezzo è paragonabile solo a quella di Robinho sotto porta. Ogni tanto fa l’eco. Ma anche Robinho, di tanto in tanto, un gol lo fa. “Ci vediamo a casa”. Con tutto l’affetto di questo mondo, ma no. Povero Max Gazzè, però. Sketch di Morandi e Papaleo atto a rompere un ritmo così incessante. Salutano Celentano, fanno finta di guidare, sentono il vento del mare. Passano roba buona, a Sanremo.

È solo il preludio alla Leggenda con L maiuscola. Il momento è di quelli che racconteremo ai nostri figli, un domani, arricchendolo del particolare “Io c’ero!”, oppure “Non ho nemmeno avuto il coraggio di cambiare canale”. Signore e signori, è con grande piacere che vi parlo del momento della 62esima edizione del Festival di Sanremo che entrerà di diritto nei libri di storia: Gigi D’Alessio, Loredana Bertè e Dj Fargetta. Tremavo già al pensiero dei primi due, il terzo è stato il colpo di grazia. Morandi li presenta come meritano: alla cazzo di cane. Gigi è conciato come Dandi in Romanzo Criminale, ma con la finesse del Libanese: giubottino di pelle alla Fonzie Gomorra, Ray-Ban a goccia e coppola old style. Lo affianca Loredana Bertè travestita da Pino Scotto, o forse è il contrario. Momenti che scaldano il cuore. Si parte. “Re-re-re-respirare”. Mangime per truzzi in the house. Vai con la base. Canta D’Alessio, in versione dance è ancora peggio del solito. È il momento della Bertè, che prova a seguire il ritmo della base. Il risultato è pietoso. Via con il ritornello, in coro. Sguazziamo nella leggenda. L’Ariston diventa l’Hollywood di Milano. Sanremo come Tamarreide. In sovraimpressione ci avvertono che possiamo votarli: costa solo un euro. Sì, ma se poi li voto, devo mettere in conto anche un bel paio di sedute di psicoanalisi. Nel frattempo, il palco viene invaso da una quarantina di persone. Speri siano saliti per portarli via a forza dal palco. Invece no. Tutti a ballare. Sembra il Capodanno dei cinepanettoni di De Laurentiis. È il momento più basso della carriera di D’Alessio. Uno che di momenti bassi se ne intende. Fargetta sembra soddisfatto del risultato: peggiorare una porcheria, è sempre cosa di cui bullarsi con fare tronfio. Finisce lo scempio. Morandi ricorda il codice, il pubblico è in visibilio e inizia una specie di Haka sul palco da parte dei ballerini. Arrestateli. Tutti quanti.

Il momento più brutto degli ultimi 150 anni.

Il compito della Civello, a questo punto, è quanto di più facile al mondo: risultare dignitosa dopo una roba simile. Ci riuscirebbe persino Alvaro Vitali. Chiara si fa accompagnare da Francesca Michielin, visibilmente emozionata. Esibizione un po’ debole, ma la voce c’è e loro sono indubbiamente brave.

Il primo ospite importante(?) è Sabrina Ferilli. Entra cantando. Il microfono si rifiuta di funzionare, e c’ha ragione. L’intervista che segue è di una noia mortale. Domande ficcanti di Morandi, del tipo: “La cosa più difficile che ti ricordi a Sanremo?”; “Che tempo c’è fuori?” e “Come cucini la porchetta?”. La Ferilli prova a rispondere in maniera impegnata e filosofica. Farnetica qualcosa sull’Italia e gli italiani. Ha lo stesso cipiglio di Bersani in parlamento. La portano via cantando.

Mina WineZilli e Giuliano Palma.
Uno dei duetti più interessanti è stato quello di Samuele Bersani con Paolo Rossi. Sicuramente riuscito e abbastanza azzeccato. Seguono  Finardi e Beppe Servillo.  E tu lo chiami Ugenio (cit). Gran bella esibizione anche questa. Bersani e Finardi sono - minimo - da podio. Arriva anche il momento di Nina Zilli, accompagna da Giuliano Palma e Fabrizio Bosso, riescono bene anche loro. La Zilli ha una bella voce, ma anche stasera non rinuncia a stuprare l’immagine di Amy Winehouse. Brava, ma priva di originalità. Vorremmo ricordarla come Nina Zilli, non come la nuova Mina che si veste da Amy. Bene anche Arisa con Mauro Ermanno Giovanardi (quest’ultimo un po’ meno).

Secondo ospite importante: Alessandro Siani. Finalmente si ride. No, nemmeno per sbaglio. Esordisce con “Attenzione quando sali all’anca, Ivanka”. Tristezza a palate. Il monologo è prevedibile, scontato, moscio e palloso. Ride alla sue battute (brutto segno, per un comico), per altro trite e ritrite. Il pubblico si entusiasma e lo saluta con una standing ovation. Ivanka: “Non ho capito niente”. Son con te.

Emma, con in dosso un
preservativo bucato.
Scende Siani, salgono Emma e Alessandra Amoroso. Loro sì, fanno ridere. Peccato non sia quello il compito. Evito per decenza di commentare il look della Marrone e gli acuti strazianti dell’Amoroso. Dio perdonale, non sanno quel che fanno. È il momento giusto per piazzarci i Matia Bazar con Platinette. Qui, invece, se li commento mi arrestano. Lascio stare, ma che esibizione indecente. C’è Renga, con il coro della Chiesa. L’intro sembra da film horror, mette i brividi. Sia per bruttezza (rara) che per indecenza (rarissima). Il look del gargarismico (neologismo appena coniato) cantante (questo invece è un azzardo) si avvicina a quello di Niko Bellic in GTA IV. Solo che quest’ultimo cantava molto meglio.

Momento bimbominkioso. One Direction sul palco dell’Ariston. Ti vien voglia di cambiar canale. Poi rimpiangi addirittura gli Acqua, i Five, i Back Street Boys e le Spice Girls. Da dove son saltati fuori ‘sti qui? One direction. Ce l’ho: a fanculo. C’mon. Ridatemi i Cartoons.

Nonna Mou. Che brava, però.
Tornando alle cose serie(?). Iniza la gara dei giovani. Casillo entra tremando. Tremo anche io al solo pensiero di sentirlo cantare. Ha l’allegria di una lampadina fulminata. Seguono i Iohosemprevoglia, esibizione al di sotto delle aspettative (già molto basse a prescindere). Poi arriva Guazzone, che trasmette la solita voglia di vivere di un malato terminale in coma, però è bravino. Chiude Erica Mou, la migliore dei quattro, ma anche lei con l’allegria di un pachiderma impallinato in agonia. È bello andare a Sanremo, partecipare tra i giovani, ed essere già vecchi dentro.

I momenti da ricordare non si limitano alla Ferilli, arrivano infatti – insieme al cast di Ballando con le stelle - la Tatangelo, Marco Del Vecchio e Bobo Vieri, rinominati come il fottuto treppiedi mononeurone. Congiuntivi sterminati a iosa. Segue un balletto e serata resa ancor più ridicola e sconcertante.

Viene annunciato il vincitore dei giovani: Alessandro Casillo. Il peggiore di tutti. È tripudio. Premio della critica a Erica Mou. Almeno quello.
Su Twitter, mi lancio nel pronostico dei due eliminati. Li azzecco entrambi: fuori Matia Bazar e la Civello. Per la seconda, non ne vado fiero.

Sintetizzando la serata: inizio coraggioso e ben riuscito (Garrett uber alles). Poi, via via, hanno distrutto tutto. Vedere trionfare Casillo, tra i giovani, è una roba indecente. Specialmente contro Guazzone ed Erica Mou. Vedere D’Alessio e la Bertè con Dj Frangetta è forse peggio. Fuori la Civello e non loro: internate chi li ha votati.

A domani, con l’ultimo appuntamento del nostro diario. Abbiate cuore.

Ricordatevi: loro fuori e D'Alessio in finale.

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