lunedì 14 dicembre 2009

La statuetta era di sinistra.

Due denti compromessi, uno dei quali fratturato, infrazione al setto nasale, e ferita lacero contusa al labbro. Stava per diventare martire.

Fortuna che su rete 4 Emilio Fede tranquillizza tutti:
"È stato Di Pietro!"

Ops, scusate:
"La colpa è di Di Pietro!"

Si, perchè se un cerebroleso tira una statuetta in faccia a Berlusconi, la colpa è della sinistra. Dalle immagini si vede chiaramente che la statuetta arriva proprio da sinistra, la sua.


Tornando seri. Il gesto è da condannare, senza alcun dubbio. Al di là delle ideologie politiche dei singoli. Però, dare la colpa a Di Pietro, agli oppositori ed alle manifestazioni (PACIFICHE!) è da ignoranti. Scusa Emilio, ma tanto te ne avranno già dette di peggio.

Non si può assolutamente suonare il campanello d'allarme per uno stato di grave tensione politica e subito dopo attaccare la sinistra dicendo che la colpa è di Di Pietro e di chi manifesta PACIFICAMENTE il proprio dissenso verso l'attuale Premier. Così facendo, si rischia di aumentare il clima di tensione e basta.
Pensate se un altro pazzo tentasse di colpire Di Pietro adesso. La colpa sarebbe della destra e di Emilio Fede?

Una minifestazione pacifica non ha alcun bisogno di "martirizzare" il proprio avversario.
Sarebbe controproducente. Aumenterebbe l'appoggio nei confronti di Silvio Berlusconi e del suo partito. Darebbe ragione al Premier quando urla nei suoi comizi che l'opposizione è incivile. Renderebbe vano il lavoro svolto fin qui per informare l'Italia intera su che razza di uomo sta al Governo in questo momento.

Condanniamo il gesto, condanniamo il pazzo. Ma lasciamo stare gli oppositori. Con la forza, con gli atti di violenza e senza idee non si va da nessuna parte.
Criticare la politica di questo Governo è legittimo, colpire fisicamente l’uomo che lo rappresenta no.

Dai, che sarebbe potuta andare peggio:





Infine vorrei tranquillizzare Emilio Fede e tutti i sostenitori di Silvio Berlusconi:

Nessuno lo vuole davanti a Dio, lo vogliamo solo davanti ad un giudice.

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