martedì 20 settembre 2011

Gasperini perde ancora ed è tripudio.

Cari amici e amiche. E Gasperini. Ma, soprattutto, Moratti e Branca. La partita è appena finita e Gasp è probabilmente già bello e imbarcato sul primo aereo per il Guatemala. Che dire, ci siamo divertiti. Sono state quattro partite ufficiali d’antologia. Gasp ha perso contro chiunque e chiunque ha vinto contro Gasp. Eccezion fatta per la Roma, ma quella era una partita in stile scapoli e ammogliati. E poi c’era una sfida tra i due gloriosi allenatori: chi avesse vinto, avrebbe – nei fatti – perso. Inter  e Roma non possono vincere, son costruite per permettere a questo blog – sportivamente parlando – di vivere.


Quella di stasera, è stata una partita piacevole. Su Sky Sport 24, durante il match, hanno lanciato un sondaggio: “Indovina chi è la neopromossa”. In pratica, tra le due squadre in campo, il telespettatore avrebbe dovuto stabilire quale era l’Inter e quale invece il Novara. In palio, una maglia autografata da Pandev. Colui che tutto può.

Dicevo. La partita è stata piacevole perché Forlan ci ha deliziato con i suoi tocchi di fino. Milito con i suoi tiri a fil di palo, le sue finte, le sue protezioni del pallone. Pazzini con le sue facce in panchina. Lucio con le sue entrate alla viva il parroco, l’eleganza nei movimenti, le discese con il solo scopo di perdere palla e far cagar sotto i suoi compagni costretti a tamponare di gran carriera, la coordinazione che lo contraddistingue, la grazia di un cormorano abbattuto. Chivu con i suoi retropassaggi (ne ha fatto solo uno, ma vale per mille). Sneijder con le sua faccia sconsolata ogni qual volta inventava qualcosa e si ritrovava con Milito e Forlan che lo guardavano con espressioni interrogative invece di andare sul pallone.
In sintesi, e per non dilungarmi negli elogi che sarebbero tantissimi, direi di fare un plauso – che proviene proprio dal profondo del cuore di ognuno di noi – a tutta la difesa interista: riesce a regalare emozioni e attimi di gioia in qualunque modo venga schierata in campo. A tre, a quattro, a dieci. Alle volte sembra sia meglio che non venga schierata affatto.

L’Inter ha preso gol da Meggiorini. E vabbè, capita. Poi ha subito il rigore di Rigoni: Ranocchia, con una caviglia in meno, ha abbracciato Morimoto in area con troppo affetto e l’ha buttato giù. Rosso, ma  Ranocchia non vedeva l’ora di uscire dal campo, tanto imprecava per quella caviglia, solo che Gasp aveva già giocato tutti e tre i cambi (ottimi e sensati, come al solito). Ma la colpa del fallo è chiaramente di Morimoto, c’ha quella faccia che a chiunque verrebbe di abbracciarlo e spupazzarlo. Sembra un cartone animato. Dopo di che, il terzo gol è da manuale: Morimoto si prende gioco di Obi che tira un paio di calci a vuoto lasciandosi scappare il giapponese in mezzo alle gambe, il pallone – dopo una respinta bellissima di Julio Cesar – finisce nei piedi di Rigoni che non può far altro che segnare il gol più difficile della sua carriera. A porta vuota, con Julio Ceser per terra che chiama la mamma piangendo e Obi fermo che cerca ancora Morimoto nelle sue tasche tenendo in gioco anche sua nonna. Applausi. È tripudio e leggenda in egual misura.

Il gol della bandiera dell’Inter, sul 2-0 per i padroni di casa, arriva dopo una bella azione di prima di entrambe le squadre: cross da destra, rinvio di Giorgi che colpisce in pieno un suo compagno facendo arrivare la palla nei piedi di Cambiasso, l’argentino non può far altro che ribadire in rete. Che spettacolo.

Comunque, colui che in questo avvio di campionato, ci ha deliziato di più, è purtroppo lo stesso che se ne andrà: Gasperini. È un peccato. Avrebbe avuto molto da offrirci. Un gelato o una pizza, magari. È bella la sua ostentazione, definita da qualcuno “integralismo”. È meravigliosa perché non importa se le ha prese ovunque, lui ha continuato con quella cazzutissima difesa a tre. È addirittura commuovente. Che poi, nei fatti, è addirittura a due: Lucio gioca sulla trequarti avversaria. E forse stasera era addirittura a uno: c’era Chivu in campo.
La cosa più bella è, senza dubbio alcuno, notare come società e allenatore siano stati d’accordo su ogni mossa: Gasperini voleva Palacio, Branca gli ha portato Zarate; Gasperini gioca con la difesa a tre, Moratti – ogni qual volta si ritrova un microfono davanti - fa notare al mondo intero come lui sia un feticista della difesa a quattro. È bellissmo perché così ognuno lavora bene e senza pressioni. Tanto, qualunque cosa dica o faccia, non va mai bene. Manco si fosse proposto da solo di allenare l’Inter.

Alla fine, resta una grande amarezza. Per quel punto con la Roma, soprattutto. Si poteva tranquillamente perdere e rimanere a zero, e invece no. Ma il problema sta nella Roma e in Luis Enrique, probabilmente: un gol non te lo fanno nemmeno se ti togli dal campo. Quelli prendono palla, non la buttano via nemmeno se la recuperano col coltello tra i denti nella propria area di rigore, arrivano a furia di passaggi, passaggini e passaggetti insensati - e urlando “Viva, viva el Barça!” - davanti al portiere (quando e se ce la fanno), e ricominciano con il possesso palla dandola dietro, ai centrocampisti, ai difensori, al portiere. E via così, per tutta la partita. I gol li lasciano ai laziali.

È il possesso palla il futuro, la chiave, il trionfo. Gasperini non l’ha capito. E quindi andrà via. Preparatevi a sentire i soliti nomi: Delio Rossi e Claudio Ranieri su tutti. Poi gli ex giocatori che giocherebbero ancora oggi meglio di due terzi della squadra: Luis Figo e Roberto Baggio. E poi, la parte che amo di più, le dichiarazioni del povero Walter Zenga che non si fila mai nessuno in dirigenza: “Forse non è ancora il momento”, “Ci sono rimasto male, ma va bene così”, “Arriverà il mio tempo”. Pietà. Soprattutto per Walter.

Infine, saluto e abbraccio Gasperini. È stata la mia fonte d'ispirazione migliore negli utlimi due mesi. Mi mancherà tantissimo. Gli auguro il meglio: abbonamento a Sky, un bel divano, una birra fredda e un bel pacco di patatine.

Con la gioia di aver visto una partita con così tanti spunti interessanti, vi saluto e vi ricordo che, come sempre, Pandev domina.

Nessun commento:

Posta un commento