giovedì 15 settembre 2011

Analizzando Inter - Trabzonspor.

Zarate prova a centrare
gli zebedei di Tolga


Partita bella. Bellissima. Emozionante come un cross di Scaloni se ti chiami Klose. L’Inter in campo c’era. Ve l’assicuro. Era la stessa Inter che fu di Bagnoli. O forse era l’Atalanta, ma poco conta. Ha dato spettacolo ed'è entrata di diritto nella leggenda. Perché perdere contro i turchi ci sta, ma solo se parliamo del Besiktas del trivela – Ricardo Quaresma, idolo di San Siro – proprio perché hanno la stella portoghese seconda solo a Pandev per luminosità. Se, invece, perdi contro il Trabzonspor è leggenda e tu sei un pirla.


La partita si è svolta su ritmi già visti per chi segue spesso i match di Serie D. Per tutti gli altri, è stato un rompimento di coglioni come solo l’ultima Ancona vista in Serie A ha saputo regalare. Non per nulla (cit), in quella squadra giocava il mitico e immenso Goran Pandev. Momenti che hanno scaldato il cuore di ogni sportivo. E spappolato i testicoli di ogni tifoso dell’Ancona. Ma tant’è.

Dicevo. La partita scorre bene, azioni da una parte e dall’altra (ma dove?). Zarate sembra Maradona a confronto degli altri (e ho detto tutto). L’argentino arriva alla conclusione e fa sembrare Tolga (il cugino turco di Toldo, presumibilmente) un portiere. Subito dopo viene lanciato in velocità dentro l’area di rigore e colpisce lo stesso estremo difensore turco tra capo e collo - azione definita da Riccardo Gentile chiara azione da gol, giusto per farvi comprendere il livello. Successivamente è il turno di Pazzini che sugli sviluppi di un calcio d’angolo, si ritrova una palla da calciare in porta in comoda girata, ma preferisce prendere a calci una farfalla che passava di lì terminando l’azione con il culo per terra e le mani ai capelli, rischiando per altro di trapanare il terreno – già spettacolare di suo – con il piede d’appoggio. Sono momenti bellissimi.

Nella ripresa entrano Alvarez (addirittura!) e Milito. L’ormai ex principe – per chi non lo sapesse, ha abdicato in favore Orlandoni, o almeno così si dice – decide di centrare in pieno la manona di Tolga a tu per tu, spedire un colpo di testa nei pressi del terzo anello ed entrare in area con la chiara azione-alla-Milito e spedire – non si sa né come né perché – il pallone in fallo laterale. È spettacolo.

Nel frattempo, il Trabzonspor si rende conto che se è arrivato a San Siro, qualcosa dovrà anche tentar di fare. Altrimenti se ne stavano belli bellini in Turchia a mangiare pilav e fumare. Così, il gemello scarso della famiglia Altintop spacca la traversa con un tiro ravvicinato, Julio Cesar resta tramortito e si fa infilare come un perfetto deficiente da Celustka (terzino cieco che può vantare meno di 15 minuti giocati con la maglia del Palermo).

Entra Coutinho ed’è la svolta. O forse no. Ma almeno arriva un tiro serio verso la porta turca e Tolga deve per la prima volta andare incontro alla palla invece di aspettare comodamente di essere centrato in pieno.

A questo punto Gasperini viene assalito da un’idea geniale: mettere in campo Forlan. Ma si ricorda subito che il suo direttore sportivo è un totale rincoglionito e quindi il biondo uruguagio non è nemmeno tra i convocati. L’intoppo verrà comunque risolto una volta che l’Inter si sarà qualificata agli ottavi. Ovvero, quando Gasperini sarà già un lontano ricordo.

Triplice fischio e l'Inter viene spedita con un calcio in culo negli albori. Gasperini viene portato in trionfo per tutta Milano tra cori irripetibili di stima totale nei suo confronti. A Moratti girano talmente le palle – dalla gioia, s’intende – che inizia far le capovolte e, arrivato a casa, prende le freccette, appende una foto di Marco Branca al muro e festeggia cercando di centrargli il naso.

La partita ci lascia anche un paio di spunti sui quali riflettere:

  1. Quella dell’Inter è un’impresa tanto quanto quella del Napoli: perdere con il Trabzonspor era ancora più difficile che pareggiare con il City.
  2. Non è un problema di modulo: Gasperini ha dimostrato come l’Inter perda benissimo con tre difensori come con quattro.
  3. Gasperini ha perso dappertutto: Supercoppa, Campionato e Champions. Aspettiamo tutti con ansia la Coppa Italia.
  4. Non è un problema d’attacco: Pazzini è imbecille quanto Milito e viceversa. E pare anche Forlan.
  5. Sneijder è l’unico giocatore che Moratti ha attualmente sotto contratto. Gli altri praticano altro sport, qualcosa di simile alle bocce. Come età, ci rientrano perfettamente.
  6. Coutinho invece è convinto di essere il miglior allenatore di Pokèmon degli ultimi 150 anni. Il nuovo Ash Ketchum.
  7. Il modulo alla cazzo di cane di Bielsa a confronto era esempio lampante di ordine tattico.
  8. Gasperini è l’Einstein della tattica: riuscire a ottenere gli stessi risultati e le medesime prestazioni con due moduli diversi e in così poco tempo è da geni.
  9. Alvarez è il nuovo Recoba. Un uomo più inutile ed incompiuto della Salerno – Reggio Calabria (parlando delll’uruguayano, l’argentino può arrivare a quei livelli in breve tempo).
  10. Mettere sotto contratto Mourinho ed Eto’o son state due belle botte di culo. Nei due anni successivi l’operazione è stata ripetuta con Benitez -Biabiany e Gasperini-Alvarez. Travate le differenze.

È stato un piacere, alla prossima.

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