8 novembre 2011. In Parlamento si vota il rendiconto. Stracquadanio
(idolo di noi comuni mortali) cambia idea qualche ora prima e vota a favore.
Non importa a nessuno, andiamo avanti.
Ore 15:30. C’è il voto. 308 a favore, 1 contrario. 321 non votano.
320 di loro iniziativa, a uno scappa la pipì. È Malgeri. "Scusate se mi sono assentato durante il voto".
Idolo.
La faccia
di Berlusconi è tutta un programma. Impietrito come solo dopo aver assistito all’intervista
dell’Arcuri a “Le Iene”. L’aula è in silenzio assordante. Prende la parola
solo Bersani (e te pareva). Inizia con il solito cipiglio che riserva per le
grandi occasioni. Meno incisivo di Seppi in uno Slam e più lento di Pandev in
contropiede. "Ti devi dimeeeettere"
è la sintesi del discorso e, probabilmente, del programma politico del PD negli
ultimi 150 anni.
Berlusconi
cerca in tutti i modi di restare sveglio durante tale discorso. Fin
quando si accorge di non farcela proprio e allora, per ingannare il tempo, prende un
foglietto e una penna
e libera la sua fantasia (o arteriosclerosi che dir s’intenda). Di seguito,
l’elenco degli appunti:
- “308 (-8 traditori)“;
- “Ribaltone“;
- “Voto“;
- “Prendo atto (rassegno le dimissioni)”;
- “Presidente della Repubblica“;
- “Una soluzione“.
Sembra la lista della spesa. Ma
non lo è. Vediamo di tentare di spiegarla punto per punto.
- 308 son la parte buona, quella che non l’ha tradito e che non ha preferito liberare la prostata sul più bello. Quegli 8, invece - appositamente preceduti dal meno - andranno alla gogna. Impiccati in pubblica piazza. Niente più Bunga Bunga, bastardi.
- Il ribaltone è ciò che è accaduto a lui trovandosi con il culo per aria. Succede. Anche ai migliori dittatori.
- Il voto è quello che spera lo riporti sulla cresta dell’onda. Elezioni e trionfo per lui e i 308 (ma anche no). La Santanchè avverte: “Berlusconi è nato nelle urne e morirà nelle urne”. Cremalo.
- "Prendo atto e rassegno le dimissioni" significa: “Ok, state calmi. Ho capito. Mi dimetto. Ma prima...”. È un bluff e l’opposizione non vede l’ora di aiutarlo.
- Presidente della Repubblica. Questa sembra più una presa di coscienza sui passi da compiere dopo l’accaduto. Infatti va a parlarci, ma di dimissioni non se ne parla (vedere il punto precedente).
- Una soluzione. Come a dire “la soluzione c’è: è una”. Deve esserci. Non può finire così.
O magari sì. Speriamo.
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