mercoledì 1 febbraio 2012

Cronaca di un mese di inutili trattative

Chi mi segue su Twitter, ha già avuto modo di leggere le mie stronzate sul calciomercato in tempo reale. Le uniche news che attendevo in trepidante attesa, erano quelle su Santana. Non che me ne fregasse molto di Santana, del Cesena e del Napoli:  era una questione fantacalcistica (?). Ho preso l’argentino ad Agosto e avrà giocato due partite. Crediti buttati nel water? No, all’ultimo secondo, il Cesena ha depositato il contratto e ha salvato Di Marzio dall’essere (da me) twittinsultato (verbo di recentissimo conio – mio – che significa semplicemente “insultare qualcuno tramite Twitter”).
Ora, espletate le questioni puramente inutili, possiamo passare a quelle votate al cazzeggio.

La prima cosa che c’è da dire, è che qualcuno dovrebbe spiegare ai dirigenti dell’Inter che la rosa si rivoluziona a Luglio, non a Gennaio. Son due anni che in estate tappano i buchi e nella sessione invernale arrivano Maradona e Pelé, che poi puntualmente non possono giocare la Champions. Sì che per Branca non c’è poi molta differenza: ad Agosto, ha dimostrato di essere perfettamente in grado di acquistare in estate l’unico giocatore sulla faccia della terra che avevesse già giocato in Europa. Ma Branca è un fenomeno, non fa testo. In ogni caso, preso Guarin dal Porto: prestito con diritto di riscatto a Giugno. L'altro arrivo a centrocampo in casa Inter è Palombo, sul quale stenderei un velo pietoso. Peggio di Muntari, comunque, non può fare. Ah, a proposito, il ghanese è andato al Milan ed è stato il miglior colpo di mercato fatto da Moratti da quando è alla presidenza dell’Inter. Lascia comunque bei ricordi. Ceduto anche Thiago Motta, al PSG: per chiudere con Palombo, era necessario liberare un posto per gli extracomunitari e Thiago Motta, in quanto nazionale italiano, lo era. Sì, all’Inter funziona al contrario: gli italiani sono gli extracomunitari. Preso anche Juan dall’International: fino all’ultimo, non sapevano se tenerlo o prestarlo al Novara. Aspettavano la manna dal cielo per capire che farsene.

Il Milan, invece, ha fatto il mercato del secolo. Nel senso che ha trattato un secolo con Tevez, per poi prendere Maxi Lopez. L’argentino ex Catania è stato recluso in un albergo per tutta la durata della trattativa (un secolo, anche questa). Milan e Catania dovevano mettersi d’accordo sul riscatto. Resta da vedere chi l’ha pagato, ma Maxi Lopez è di nuovo un uomo libero e lotta insieme a noi. Preso anche Lucas Roggia in prestito dall’International e un altro tizio inutile dal Chiasso: Umunegbu (EEHH?!) (apro ulteriore parentesi per un'informazione di servizio: la battuta "e chi Chiasso è questo?" era già vecchia prima che questa operazione di mercato giungesse al termine).

Tornando all’affare Tevez – che adesso è gioiosamente reintegrato nella rosa della parte sbagliata di Manchester (il City, nda) – Inter e Milan hanno fatto una specie di gara a chi sputava più lontano (per non dire altro). Galliani, in Brasile, si era fatto fotografare a cena con Tevez. La foto ha fatto il giro dei giornali e del web. Tutti convinti: “Se Galliani si espone così, è fatta! Tevez è del Milan!”. Logico, no? No. Quel furbacchione di Galliani aveva raggiunto l’accordo solo con Tevez. Pareva brutto parlarne anche con i proprietari del suo cartellino. Qualche giorno dopo, si è diffusa la notizia che l’Inter stava pensando di prendere Tevez e che fosse già d’accordo con il City. Galliani, a quel punto, doveva pareggiare assolutamente l’offerta dei nerazzurri: sai che figura mondiale del piffero, altrimenti? Per farlo, avrebbe monetizzato con Pato o Robinho. Dato che Robinho lo prenderebbero solo in terza categoria per spalare la neve dal campo, ad andar via sarebbe stato Pato (genialata, vendere un fenomeno di 22 anni per prendere un 28enne più scarso: pura logica!). A quel punto, con la tattica e le mosse ben definite, il direttore generale del Milan ha preso il primo volo per Londra ed è andato ad incontrare i dirigenti del City per portarsi subito a casa Tevez. Mancava la firma di Pato sul contratto francese e l’accordo con il City per l’argentino, ma le sensazioni erano ottime. Ce la stava per fare e avrebbe salvato la faccia. Colpo di scena: Silvio telefona a Galliani affermando di non voler cedere Pato nemmeno se in cambio gli avessero offerto asilo politico in Francia. Morale della favola: Galliani s'è ritrovato all'ultimo momento con il dover dire ai dirigenti del City – che lo aspettavano con Tevez infiocchettato sulla soglia della porta - "Ehilà, bella gente! Stavamo a scherzà! Eh-eh-eh!". Per un attimo, gli arabi sembravano voler la testa di Galliani su un piatto d’argento. S’è sfiorata la tragedia, ma Galliani è tornato a Milano sano e salvo. Con il Milan tagliato fuori, restava solo l’Inter come unica pretendente. Ma alla quale, in realtà, della punta non fregava assolutamente nulla. S’era divertita solo a buttarla in caciara (cit).

Passiamo alla Juve. Rosa sfoltita e via tutti gli inutili acquisti con i quali Marotta si era presentato all’inizio della sua avventura bianconera, più Pazienza (nessuno aveva ancora capito perché la Juve l’avesse preso in estate: resterà un mistero). Nello specifico:
  • Motta: rifilato al Catania, senza apparente motivo (per il Catania, intendo);
  • Toni: è andato a far compagnia a Zenga;
  • Amauri: mandato a Firenze con il primo volo;
  • Iaquinta: spedito al Cesena, a formare una coppia stupefacente con Mutu  (se non capite “stupefacente” non ci fate caso).

Gli acquisti, invece, sono stati abbastanza mirati, seppur si potrebbe discuterne la qualità:
  • Caceres. Per tutto Gennaio ce li hanno sfrangiati con il ballottaggio per l’extracomunitario: Caceres o Guarin? Guarin o Caceres? Hanno preso Caceres. Un passato in prestito alla Juve, non riscattato perché 11 milioni, per uno come lui, sembravano (giustamente) troppi. Preso in prestito a 1,5 milioni e riscatto fissato a 8. Totale? Nove milioni e mezzo.
  • Borriello. Ha cambiato panchina: da quella dell’Olimpico di Roma, a quella dello Juventus Stadium. In effetti, son più comode.
  • Padoin. 5 milioni di euro versati nelle casse dell’Atalanta, che ringrazia affettuosamente.
  • Bouy. Giovane talento dell’Ajax, magari è bravo sul serio.

Il Napoli ha preso Edu Vargas, soffiandolo all’Inter. E forse ha fatto un favore a Branca. Vengo e mi spiego: a) se Vargas si rivelerà un flop, tutti loderanno Branca per non averlo preso; b) se Vargas farà il fenomeno, Branca sarà riuscito a non macchiare la sua reputazione prendendo un giocatore decente. E vissero tutti felici e contenti (cit).

La Lazio si è liberata del simpatico Cissè, riuscendo anche a farselo pagare cinque milioni. È riuscito a segnare e risegnare al Milan. Non ha fatto altro. A Milanello tireranno un sospiro di sollievo (e anche a Trigoria), ma mancherà a tutti noi. Lotito ha poi provato a portare in biancoceleste Honda, ma quando ha capito che doveva pagarlo, ha ripiegato su Nilmar. Sfumato anche il brasiliano: non puoi imbastire una trattativa del genere quando manca un’ora e mezza alla fine del mercato. Sii serio, Lotì. Ha però preso Candreva, scambiandolo con Del Nero e rischiando di far saltare tutto perché oggi Tare aveva deciso di aspettare l’ultimo secondo per fare la qualunque. In sostanza, grazie alla rapidità dei dirigenti biancocelesti, l’unico sostituto reale di Cissè, sarà Alfaro. Per vedere l’operazione come positiva, basterà che quest’ultimo segni almeno due gol da qui alla fine del campionato. Impresa non proibitiva, diciamoci la verità.

La Roma, oltre ad aver regalato alla Juve quel cornificato in mondovisione di Borriello, ha venduto anche Pizarro al City. Non tanto perché il City ne avesse reale bisogno, ma perché gli arabi, se non prendono almeno un giocatore al giorno, cadono in depressione. I giallorossi hanno comunque acquistato Marquinho. Dicono sia bravo, ma lo dicevano anche di Doni. Resta in piedi ancora la trattativa per il rinnovo di De Rossi. A Roma, i tifosi, continuano a chiedergli in lacrime di restare e lui sembra attaccatissimo alla maglia giallorossa: o gli danno quanto chiede, o va via. Il capitano del futuro, bella storia. Da idolatrare e tatuarsi la sua faccia sulle chiappe. Er simbolo de Roma (cit).

Il resto parla di un un Carrizo al Catania (dove, in effetti, un argentino scarso mancava proprio), seguito da Ebagua e Seymur. In fine, chiuderei con il vero colpo della giornata di ieri, l’unico degno di essere definito tale: Dainelli al Chievo Verona.


Passo e chiudo.

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